La
vita
La
vita di Francesco è come tutte le agiografie segnata da una serie di eventi considerati
punti di rottura che separano una vita fatta di lussi e agiatezza da quella interamente dedicata a Dio ed ai bisognosi.
Il
futuro Santo nacque ad Assisi nel 1181 in una stalla improvvisata al piano
terreno della casa materna da una famiglia piuttosto agiata: Pietro Bernardone era,
infatti, un mercante di stoffe e spezie, mentre Pica Bourlemont aveva origini benestanti.
Alla sua nascita la madre decise di battezzarlo Giovanni in onore del santo
festeggiato il 24 giugno, ma al ritorno da un viaggio di lavoro il padre gli
cambiò il nome in quello con cui oggi lo conosciamo in omaggio alla Francia,
terra a cui era grato perché proprio in quei luoghi vendeva la sua merce ai nobili.
da Wikipedia: San Francesco e le storie della sua vita |
Purtroppo
della sua infanzia abbiamo poche informazioni. Della sua formazione culturale sappiamo
che imparò le nozioni principali alla scuola parrocchiale di San Giorgio, come
il latino e la musica, ma il fatto di essere quasi sicuramente destinato allo
stesso lavoro del padre lo portò a trascurare gli studi letterari; certamente, in
ogni caso, imparò da lui il francese e il provenzale. Oltre a ciò sappiamo che
non era molto alto di statura e aveva il fisico piuttosto gracilino e che era
stato nominato “rex iuvenum” per la
sua attitudine alle allegre brigate e all’uso di sperperare i soldi del padre.
Poco
più che ventenne decise di partire per la guerra che da molti anni vedeva
contrapposta Assisi a Perugia: il conflitto era nato a seguito
della decisone
di Papa Innocenzo III di prendere sotto la sua sovranità Spoleto e i nobili si
erano per questo rifugiati nella sua città natale.
Fatto
prigioniero a seguito della sconfitta di Assisi, nel 1203 Francesco venne
liberato grazie ad un trattato che permetteva la liberazione per gli infermi dietro
pagamento di un compenso. L’esperienza del carcere e della malattia che lo
tormentarono lo sconvolsero profondamente e fu proprio in quel periodo che
iniziò il suo viaggio verso una nuova vita: una volta tornato a casa trascorreva
le giornate nei giardini della sua residenza, scoprendo così l’amore per la
natura (e per Dio).
Una
volta ristabilitosi provò a partire per la Quarta Crociata (1198), ma durante
il viaggio si ammalò nuovamente: nel delirio della febbre il sogno di un
castello pieno d’armi in cui una voce (quasi sicuramente quella di Dio) gli
chiedeva se queste appartenessero al servo o al padrone e lo consigliava di
tornare ad Assisisi lo fecero desistere dal suo intento e fece ritorno a casa.
Qui
nell’autunno dello stesso anno, mentre pregava nella Chiesa di San Damiano, sentì
la voce di Gesù che gli chiedeva di riparare la sua casa: partì così per
Foligno dove vendette le stoffe dell’impresa familiare e regalò il ricavato al
sacerdote per restaurare la chiesa in rovina. Il padre, furente per l’accaduto,
lo denunciò ai consoli, ritenendolo pazzo. Francesco si appellò così al
vescovo; agli inizi dell’anno successivo, durante il processo, si spogliò
davanti al padre e, dopo essere stato coperto con un mantello dal pastore, disse:
«D’ora in poi potrò dire liberamente:
Padre nostro che sei nei cieli, non padre Pietro di Bernardone». Venne così
affidato ai benedettini.
Nell’inverno
del 1206 partì per Gubbio dove venne accolto per i primi tempi in casa di
Federico Spadalonga: fu proprio in quei giorni che cominciò a crearsi intorno a lui una
schiera di seguaci fra cui Egidio e Silvestro d’Assisi, Bernardo di Quintavalle,
Pietro Cattani e Angelo Tancredi. L’estate dell’anno seguente continuò a
dedicare il suo tempo alla ricostruzione di chiese, come gli aveva richiesto
Gesù, fra cui quella della Porziuncola, luogo che gli resterà molto caro per
tutta la vita e che sceglierà anche per morire.
La
svolta verso la sua piena conversione cominciò, però, agli inizi del 1207
quando si trasferì nel lebbrosario di San Lazzaro di Betania, evento che lo
segnò a un punto tale da essere ricordato nel Testamento come il preciso
momento da contrapporre alla sua repulsione verso i malati di qualche anno
prima.
Nell’Aprile
del 1208 mentre si ritrovava in chiesa sentì un passo del Vangelo di Matteo che
diceva «Non procuratevi oro, né argento,
né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche,
né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento. E in qualunque
città o villaggio entriate, fatevi indicare se ci sia qualche persona degna, e
lì rimanete fino alla vostra partenza» (Mt. 10, 9-10). Furono parole che
illuminarono Francesco perché comprese che la ricostruzione che Gesù gli aveva
chiesto non era materiale, ma si riferiva al rinnovamento della chiesa, intesa
come comunità di fedeli: il solo modo per realizzare la richiesta era quello di
portare la parola di Dio fra la gente. Decise quindi di partire per chiedere al
Papa la concessione di poter predicare.
da Wikipedia: la basilica di San Francesco ad Assisi |
Di
ritorno da Roma dove aveva ottenuto, non senza difficoltà, l’autorizzazione da Innocenzo
III di evangelizzare e il riconoscimento non ufficiale della Regola, il Santo
fondò a Rivotorto la prima scuola di formazione dove venivano insegnati i suoi
precetti. Ma la sede principale della comunità venne stabilita nel 1210 nella
piccola Badia di Santa Maria degli Angeli alla Porziuncola; e proprio qui nel
1217 venne presieduto il primo dei capitoli generali dell’ordine. Grazie ai
buoni risultati raggiunti nello stesso anno venne deciso di ampliare i canali
di trasmissione della fede e alcuni confratelli furono così mandati fuori
Italia: Frate Elia Coppi fu mandato in Terra Santa, Frate Giovanni da Penne andò in Germania,
Frate Pacifico in Francia (al posto di San Francesco), mentre altri Frati
andarono in Spagna e Ungheria,
Nel
1219, spinto dal desiderio di un dialogo fra cristiani e musulmani, decise di
partire per la Quinta Crociata:
la sua aspirazione era, infatti, quella di parlare con il sultano ayyubide
al-Malik al-Kamil, nipote di Saladino, per riferirgli la buona novella. L’impresa
purtroppo fallì ma l’ammirazione del sultano per il tentativo di incontro fra
le due religioni lo portò alla concessione di poter uscire dal campo e tornare
sano e salvo all’accampamento e alla donazione di molte ricchezze che Francesco
rifiutò.
Nel
1221 sfortunatamente la Regola,
già approvata dal Capitolo, non fu ratificata dalla Chiesa Cattolica. Il
Poverello d’Assisi, già in buoni rapporti con Ugolino d’Ostia (che sarebbe
diventato Papa con il nome di Gregorio IX), si vide costretto a chiedergli
aiuto. Grazie ai suoi preziosi suggerimenti la Regola seconda fu accettata
da Onorio III con la bolla Solet
annuere del 29 Novembre 1223. I principi fondamentali erano la povertà, il
lavoro manuale, la predicazione e la missione fra gli infedeli: i problemi che
si erano creati durante la sua assenza dalla Porziuncola, infatti, avevano
portato il Santo a rivedere alcune delle convinzioni iniziali.
Nella
notte di Natale dello stesso anno a Greccio, vicino Rieti, accadde un evento
miracoloso: secondo alcune agiografie dopo aver fatto una rappresentazione
vivente della nascita di Gesù, durante la messa apparve nella culla, prima
vuota, un bambino vero che Francesco prese in braccio. Da questo fatto sarebbe
poi nata la tradizione del presepe.
Nell’estate
1224, purtroppo ormai malato, si ritirò a Monte della Verna nel Casentino per
celebrare con altri confratelli la
Quaresima di San Michele Arcangelo, che comprendeva il
digiuno e la partecipazione alla Passione di Cristo: qui il 14 settembre mentre
stava pregando ricevette le stimmate da un uomo che aveva anch’egli i segni
della passione. Iniziarono così due anni per Francesco difficilissimi e segnati
dalla malattia e che si concluderanno con la sua morte.
Nel
Giugno del 1226, ormai prossimo alla fine, dopo una notte passata fra i
tormenti, dettò a uno dei Confratelli il Testamento, l’opera più
importante della sua vita, in cui lasciava ai suoi compagni le sue esperienze e
i consigli per essere dei buoni cristiani.
Alla
fine di settembre, vedendolo sempre più malato, i fratelli chiesero ai
cavalieri di riportare il Santo ad Assisi (il viaggio è noto come la Cavalcata di Satriano),
ma quando quest’ultimo sentì l’approssimarsi della fine chiese agli stessi uomini
di tornate alla Porziuncola, dove nella notte del 3 ottobre spirò.
Francesco è stato dichiarato Santo il 16
Luglio 1218 da Papa Gregorio IX a meno di due anni dalla sua morte: a ragione è
stata una delle canonizzazioni più brevi nella storia della Chiesta Cattolica.
Le opere
La
sua composizione più famosa è il Cantico delle Creature, un omaggio a
Dio per le opere che ha creato e ritenuta anche il libro che ha dato inizio
alla letteratura italiana. Scritto in volgare umbro medievale fra 1224 e 1226 a San Damiano, il testo
comincia con un’invocazione al Signore, il solo degno di essere lodato e
glorificato: Francesco inizia così ad elencare i motivi per cui si deve lodare Dio.
Prima di tutti per fratello Sole e sorella Luna, con le sue stelle. Poi per i
quattro elementi fondamentali: l’aria, con il vento e ogni movimento del sereno
e del nuvolo; l’acqua, utile e preziosa; il fuoco, che illumina le notti scure
e per la sua forza; e infine la terra che governa e sostenta gli esseri umani e
produce i frutti con i fiori colorati. L’opera termina poi con un’invocazione
verso tutti quelli che riusciranno a sopportare le sfortune per i quali sono
aperte le porte del Paradiso e con un riferimento alla morte corporale dalla
quale nessuno può sfuggire, che porterà guai per quelli che hanno peccato e che
invece vedrà beati tutti quelli che moriranno in gloria. Infine il Santo negli
ultimi due versi si rivolge a quelli che stanno leggendo la preghiera,
invitandoli a lodare, benedire e ringraziare il Signore.
da Wikipedia: la "Regula bullata" |
Un
altro testo molto importante è il Testamento, redatto nel 1226 poco
prima della sua morte: è una sorta di lascito spirituale per i suoi seguaci in
cui ripercorre la storia della sua vita spirituale e del suo ordine,
raccontando di tutte quelle persone che si sono unite a lui nell’aiutare i
bisognosi.
Comincia
parlando della sua vita prima di incontrare il Signore, artefice del suo cambiamento,
di quando non poteva avvicinare un lebbroso senza provare orrore e di come
invece sia andato nel lebbrosario e abbia aiutato i malati. Della comprensione
dell’importanza del lavoro manuale e di come i confratelli non debbano farsi
prendere dalla bramosia di possedere, ma imparino l’amore per la fatica e non
si facciano prendere dall’ozio. Infine si rivolge a tutti «coloro che
seguiranno questa regola, per i quali sia colmo il cielo della benedizione
dell’altissimo Padre e in terra sia ricolmato della benedizione del suo Figlio
diletto con l’altissimo Spirito Praclito e con tutte le potenze del cielo e con
tutti i Santi».
L’ordine dei
francescani
L’ordine francescano fu riconosciuto da Papa
Innocenzo III nel 1209-1210,
in modo ufficioso, quando Francesco si recò a Roma per
ottenere la concessione a predicare e fa parte dei cosiddetti ordini
mendicanti. Il principio fondante della comunità era quello di vivere in
assoluta povertà, di non chiedere, ma di aspettare che fosse la gente a dare di
propria spontanea volontà. Nonostante ciò alla fine l’ordine in realtà
possedeva beni, come conventi e terre, ma ciò nonostante rimase sempre fedele a
quella povertà che lo contraddistingueva.
Esistono tre tipi di ordini all’interno della
Famiglia Francescana. Il primo è costituito dai Frati Minori, conventuali e
cappuccini; il secondo dalle Clarisse, le Annunziate e le Confezioniste;
l’ultimo dal Francescano Regolare, ossia cristiani che seguono la Regola.
di Chiara Sacchetti
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