domenica 10 marzo 2019

Chiesa di San Pier Scheraggio


L’appellativo di “Scheraggio” dato alla Chiesa di S. Piero deriva dal fatto che in prossimità di questa c’era una fogna, la quale raccoglieva, prima di finire nell’Arno, le acque della Città: come asserisce Giovanni Villani nel suo terzo libro al capitolo due; denominazione confermata anche dagli atti di vendita di case poste accanto alla Chiesa che dicono: «prope Scheradium , sive fogna», oppure in un Diploma del Vescovo di Firenze Rinieri, riferito dall’Ughelli nel Tomo III, il quale dona al Monastero di S. Pier Maggiore la Chiesa definendola sempre con questo appellativo: «Ecclesiam S. Petri ad Holagium».

Pianta della chiesa di San Pier Scheraggio

Nella ricerca di altre notizie che confermino l'antichità della Chiesa, Capo, fra l'altro, di un Sestiere di Firenze, il Villani ci racconta che nel X secolo le tasse cittadine erano centomila fiorini l’anno da dividere appunto in proporzione tra i vari Sestrieri e le competenze che riguardavano S. Pier Scheraggio

giovedì 3 gennaio 2019

Ponte Rubaconte (oggi alle Grazie)


A Firenze viene presentata sempre la bellezza del “Ponte Vecchio”, soprattutto noto per i negozi di gioielleria subentrati negli antichi negozi dei “beccai” e, che nella sua pubblicità viene presentato come il monumento rappresentativo di essa; è anche vero che per molto tempo questo è stato l’unica unione fra le due sponde del fiume Arno, costruito in prossimità dell’antico Ponte Romano, ma anche un altro dei quattro ponti esistenti non aveva niente da invidiare a questo, e si dovrebbe menzionare (anche se l’originale venne distrutto dai tedeschi in ritirata) sia per la sua struttura e per la sua storia: il “Ponte Rubaconte o alle Grazie” che sopra le sue “Pile” si trovavano delle costruzioni religiose.

Il Ponte Rubaconte

Secondo il Villani e Scipione Ammirato, il ponte venne costruito nel 1136, su disegno di Lapo, ed in origine non possedeva le poche arcate come è stato ricostruito dopo la guerra, ma con ben nove archi, due dei quali, già al tempo che il Richa ci narra, erano stati eliminati e quindi ridotti a sette, per l’ampliamento della città, e sul lato di mezzogiorno dalla parte del Palazzo dei del Nero sotto questa costruzione, questi archi fecero parte della loro cantina e, proprio riguardo a queste “pile”, il Vasari le racconta

martedì 1 gennaio 2019

La sfortuna crea la fortuna di un ragazzo: Bernardo Buontalenti


Una lapide messa a memoria in via de’ Bardi, posta di fronte al Palazzo Camignati ci ricorda che per ben tre volte il Poggio de’ Magnoli era franato sulle case sottostanti a causa di piogge e alluvioni da parte dell’Arno: ed infatti ne vennero distrutte più di cinquanta nel 1248 «per un diluvio d’acqua»; case che vennero di nuovo ricostruite, e che subirono la stessa sorte una seconda volta.

Porta San Giorgio

La terza catastrofe avvenne il 12 novembre 1547, nella quale furono distrutte diciotto case, oltre al Palazzo dei Bardi e quello dei Del Nero,