Si
tratta di un complesso di sette edifici, detto delle “Sette chiese” e la
tradizione popolare vuole che sia stato S. Petronio a volerlo innalzare nel
tentativo di imitare la basilica del
Santo Sepolcro di Gerusalemme costruito sopra ad un tempio pagano dedicato ad Iside.
Di certo sappiamo che gli strutture sono di origine piuttosto antica: la chiesa
di San Giovanni Battista o del Santo Crocifisso costruite entrambe nell’VIII
secolo, quella del Santo Sepolcro
risalente al V secolo ove in una cella con altare e pulpito si trovava la tomba
dello stesso S. Petronio, Vescovo di Bologna dal 431 al 450 e protettore della
città, mentre la chiesa dei Santi Vitale e Agricola costruita nel IV secolo
contenente i sarcofagi dei due martiri.
Tutto
il complesso fu devastato durante l’invasione degli Ungari del X secolo e
ricostruito dai Monaci Benedettini all’inizio dell’XI, ma anche i nuovi
restauri successivamente eseguiti, seppur nel tentativo di ripristinare i reali
ambienti, hanno modificato significativamente il suo aspetto originale: non
potendo avere, infatti, riscontro con quello fatto costruire da Costantino nel
IV secolo a Gerusalemme perché distrutto dal Califfo fatimata al- HaKim e ricostruito
in seguito dai Crociati, anche le ristrutturazioni hanno finito per cambiare completamente
le strutture.
da Wikipedia: esterno della basilica di Santo Stefano affacciata sull'omonima piazza |
La chiesa del Crocifisso è di origine
longobarda e risalente all’VIII secolo. Composta da una sola navata con volta a
capriata, il suo presbiterio è sopraelevato sulla cripta al cui centro troviamo
il “Crocifisso” opera di Simone dei
Crocifissi del 1380, mentre nella navata di sinistra il Complesso Statuario del
Settecento del “Compianto sul Cristo morto”, opera di Angelo Gabriello
Pio, ed alle pareti affreschi rappresentanti il “Martirio di Santo Stefano”
del XV secolo.
Come
detto, sotto il presbiterio si trova una cripta, suddivisa in cinque navate con
colonne di diversa fattura, ed una di queste, secondo un'antica credenza, dallo
zoccolo al capitello rappresenterebbe l’altezza di Gesù (circa m. 1,70): due
urne custodiscono i resti mortali dei Santi Vitale e Agricola riposte
sull’altare, con ai lati due affreschi cinquecenteschi, rappresentanti il loro
martirio, mentre nella navata sinistra, vicino l’altare, possiamo ammirare la Madonna della
neve, un affresco quattrocentesco di Lippo di Dalmasio.
L’ingresso
al Sepolcro viene aperto per una settimana l’anno nella ricorrenza della Pasqua
dopo la messa di mezzanotte alla presenza dei Cavalieri del Santo Sepolcro,
anche se in passato era possibile strisciare all’interno per onorarlo; una
antica tradizione vuole che le prostitute di Bologna, sempre per Pasqua,
in memoria di Maria Maddalena, si rechino davanti al Sepolcro per pronunciare
una loro preghiera segreta; per lo stesso motivo, le donne incinte della
città, camminavano e ancora alcune lo fanno, per trentatre volte (gli anni di
Cristo), attorno al Sepolcro, entrando dentro ad ogni giro, per poi recarsi
nella chiesa del Martyrium per pregare dinanzi all’affresco della Madonna
incinta.
da Wikipedia: pulpito all'interno della basilica del Santo Sepolcro |
Nel
2000 il Cardinale Giacomo Biffi ha trasferito il corpo del Santo nella Basilica di San Petronio ove già
era custodito la testa; nella chiesa troviamo anche una fonte d’acqua che
nella simbologia del complesso riguardante la passione del Cristo, può essere
identificata col fiume Giordano, ma fa anche supporre che in quel luogo
si trovasse il tempio della dea Iside, il cui culto richiedeva una fonte
di acqua sorgiva. Singolare anche una delle colonne della chiesa in marmo
cipollino nero di origine africana e di epoca romana, scostata rispetto alle
altre, probabilmente a simboleggiare la colonna dove venne flagellato Gesù, che
garantisce duecento anni di indulgenza per ogni visita al luogo, come ci dice
il sui cartiglio.
Fuori
della chiesa del Sepolcro si trova il Cortile
di Pilato a ricordo del luogo ove fu condannato Gesù, al cui centro di
trova il “Catino di Pilato”, opera longobarda tra il 737 e il 744. Questo
manufatto venne fatto sistemare nel cortile dal Cardinale Giovanni de’ Medici
nel 1506 su un piedistallo con il suo stemma: in origine si trovava nella
chiesa di San Giovanni Battista donato dal re Liutprando per raccogliere
offerte per poter dotare la chiesa di nuovi mezzi di sostentamento con inciso
sull’orlo la testimonianza di un accordo fra il re longobardo e il Vescovo di
Bologna che dice:
«+
VMILIB(us) VOTA SVSCIPE D(omi)NE DDNNR LIVPRAN ET IL PRAN REGIB(us) ET
D(om)N(o) BARBATV EPISC(opo) S(an)C(te) HECCL(esie) B(o)N(oniem)S(i)S HIC IHB
SVA PRECEPTA ORTVLERVNT VNDE VNC VAS IMPLEATVR IN CENAM D(omi)NI SALVAT(ori)S
ET SI QVA MVNAC MINVERIT D(ev)S REQ(uiret)».
Sotto
di uno dei due porticati, invece, in stile Romanico, al centro di una finestra,
sopra ad una colonna, troviamo un gallo in pietra, opera del 1300, denominato “Il
gallo di S. Pietro” a memoria della rinnegazione di Gesù.
da Wikipedia: il "Catino di Pilato" nell'omonimo cortile |
La chiesa della Trinità o del Martyrium,
chiamata anche della Santa Croce o del Calvario, doveva essere a cinque navate
con l’abside antistante al Cortile di Pilato e la facciata rivolta ad est come
originariamente era la costruzione voluta da Costantino a Gerusalemme, ma
questa non fu mai terminata da Petronio e durante la permanenza longobarda
divenne un Battistero: sappiamo comunque che qui dal tempo delle Crociate fino
al 1950, nella cappella centrale si custodiva una reliquia della Santa Croce,
portata da Elena, madre dell'Imperatore.
Nell’ultima
cappella a destra possiamo ammirare un gruppo ligneo dell’“Adorazione dei
Magi” composto da personaggi a grandezza d’uomo, attribuito a Maestro del
Crocifisso (1291) ma colorato soltanto nel 1370 dal pittore bolognese Simone
dei Crocifissi: tra gli affreschi trecenteschi che si trovano nella chiesa,
sono interessanti “Sant’Orsola con le sue compagne di martirio” e una “Madonna
incinta”, che suscita un senso di tenerezza con un gesto amorevole con il
quale si accarezza il pancione, mentre nell’altra mano regge un libro.
Il Chiostro Medioevale è su due piani,
quello inferiore che sembra datato prima del Mille ha ampie aperture ad Arco
Preromaniche, mentre quello superiore ha un colonnato in stile Romanico, forse
opera di Pietro d’Alberico del XII secolo con scolpiti sui capitelli alcune
rappresentazioni mostruose tra le quali “un uomo nudo schiacciato da un
macigno”, ed un altro con “la testa di un uomo girata di 180°”,
scene che avrebbero ispirato le forme d’espiazione che si trovano nel
Purgatorio di Durante Alighieri.
da Wikipedia: il Chiostro Medievale |
Sotto
i portici sono affisse lapidi con i nomi di quasi tutti i bolognesi caduti
nella prima guerra mondiale, mentre nell’atrio dell’ingresso occidentale quelle
dei caduti della seconda guerra mondiale. Dal lato settentrionale si accede al
Museo di Santo Stefano nel quale si accede dal lato settentrionale del
chiostro, nel quale sono custodite interessanti opere.
Questo è soltanto un piccolo resoconto di ciò che questo complesso può mostrare al
visitatore sia per la storia, l’architettura, e opere costruite e dipinte da
insigni artisti.
di Chiara ed Enzo Sacchetti
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