È il
più ambito premio fra le manifestazioni che si tenevano a Firenze nel passato e
veniva disputato nel giorno di San Giovanni fra cavalli provenienti da Stati
musulmani come la Barberia e il Marocco, ma anche dal molte zone della penisola
italiana.
L'origine
di questa corsa è antichissima tanto che il Villani la fa risalire addirittura
all’8 ottobre del 405, giorno della festa di Santa Reparata o come era definita
dal popolo Santa Liberata, e dei festeggiamenti per la vittoria riportata da
Silicone sulle truppe di Radagasio che attaccava la città di Firenze; anche lo
stesso Dante Alighieri la ricorda nel Canto XVI del Paradiso facendo parlare
lui in sua vece il suo trisavolo Cacciaguida:
... io nacqui nel
loco
dove si truova pria
l’ultimo sesto
da quei che corre
il vostro annual gioco
Jacques Callot,Il palio dei Barberi, Firenze 1794, (dettaglio) da Wikipedia |
In ogni caso la prima notizia certa di questa competizione ce la fornisce di nuovo il Villani e risale al 1288 anno durante il quale ci racconta dello svolgimento della corsa dicendo:
Negli
anni di Cristo 1288 i fiorentini [...]
bandirono oste sopra Arezzo [...] poi il dì di San Giovanni Battista
vennero i fiorentini schierati in sul prato d’Arezzo, e in quello dinanzi alla
porta della città feciono correre il palio,
soccome per loro costume si facea
per detta festa in Firenze [...]
Ma
non fu soltanto quella una dimostrazione di disprezzo verso gli avversari che
la città di Firenze eseguì dimostrando che anche durante una guerra le proprie
tradizioni venivano rispettate e, il Davidsohon ne elenca alcune:
[...] nel 1292 davanti a Pisa; nel 1307
nella guerra contro gli Aretini e contro il legato Napoleone degli Orsini,
davanti a Gargonza; e nel 1310 di nuovo presso la ghibellina Arezzo, ma questa
volta i risultati della guerra corrispondono così poco alla vanteria dello
spettacolo che il cronista cittadino preferì non farne parola. In occasione che
i fiorentini insieme alle truppe di Roberto di Napoli cercarono nell’estate del
1312 in
Roma di impedire l’incoronazione di Arrigo VII, essi fecero la corsa del palio per
le vie della città eterna. Catruccio Castracani, a dispetto a dispetto e
vergogna di Firenze assediata, fece correre nel 1325 tre palii, uno a cavallo,
un altro a piedi ed il terzo per le meretrici del suo seguito, ed i fiorentini,
cinque anni dopo, quando il temuto signore giaceva già da tempo nel suo
sepolcro di Lucca, si vendicarono dell’affronto patito, ripetendo a puntino lo
stesso spettacolo davanti alle mura lucchesi.
Altri
palii si correvano nella città di Firenze indicati dal Gori, tre i quali:
11
giugno: Il Palio di San Barnaba, in ricordanza della battagli di Campaldino: si
correva anche questo, dal Ponte sul Mugnone a Sant’Apollinare.
2
agosto: il Palio di Marliano per la vittoria ottenuta nel 1554 dall’esercito
del duca Cosimo guidato dal Marchese di Marignano contro i Senesi.
10
agosto: il Palio di San Lorenzo; fu istituito il 26 luglio 1347 a ricordo della
cacciata del Duca d’Atene; ma Lorenzo il Magnifico volle riportarlo al 10
agosto in onore di San Lorenzo. Era una corsa di scherno, perché vi correvano
cavalli arrembati, detti «Cavallacci», e si chiamava «la corsa dei Ciuchi». Le
mosse si davano alla Porta San Gallo e le riprese al Canto alla Paglia.
8
ottobre: il Palio di Santa Reparata in memoria della disfatta di Radagasio, re
dei Goti, sotto Fiesole. Si correva dalle Fonticine, sotto San Gaggio, fino
alla Porta del Vescovado (Romana).ecc.
Il
premio della corsa consisteva in un drappo della lunghezza di circa cinque
metri di colore rosso con il giglio della città di Firenze in argento dorato e
una croce rossa in campo bianco; poi arricchito, nel 1387, per volere della
Signoria Fiorentina foderandolo e bordandolo di pelliccia che era o grigia di
vaio o bianca di ermellino; il costo del palio andò col tempo aumentando fino
ad arrivare alla cifra di 600 fiorini e per fermare le spese sempre più onerose,
nel 1459 la stessa Signoria stabilì che la spesa non poteva superare i 350
fiorini.
Il
drappo veniva esposto e portato in visione dei cittadini fino ad arrivare in piazza
San Pier Maggiore, ove si trovava il traguardo sopra un carro sfarzosamente
ornato, tirato da due cavalli coperti da gualdrappe di seta bianche e rosse,
portati da due valletti del Comune, vestiti con gli stessi colori.
Giovanni di Paolo, Paradiso 28, Dante e Cacciaguida (da Wikipedia) |
Alla
gara partecipavano circa una dozzina di cavalli, un tempo cavalcati da fantini
ma in seguito "scossi", cioè senza che nessuno li cavalcasse e per
questo "stimolati" da "perette metalliche" rivestite di
spunzoni appese intorno alla groppa dell'animale, e allenati solo otto giorni prima
della disputa dai "barbarechi" che facevano fare loro il percorso
cittadino
Un’appropriata
descrizione della corsa ci è fornita che avveniva nel pomeriggio del 24 giugno,
ci è fornita nella Storia di Firenze di Goro Dati:
...
Dipoi dopo desinare passato il mezzo dì, e la gente s’è alquanto riposata, come
ciascuno s’è dilettato, tutte le donne, e fanciulle ne vanno dove hanno a
passare quelli corsieri che corrono al Palio, che passano per una via diritta
per lo mezzo della città, dove sono buon numero d’abitazioni, e belle case,
ricche, e di buoni cittadini, più che in niuna altra parte, e dall’uno capo
all’altro della città per quella diritta via piena di fiori sono tutte le
donne, e tutte le gioie, e ricchi adornamenti della città, e con grande festa,
e sempre vi sono molti signori e cavalieri, e gentiluomini forestieri, che ogni
anno dalle terre circostanti vengono a vedere la bellezza e magnificenza di
tale festa, e evvi per detto corso tanta gente, che par cosa incredibile, di
forestieri, e cittadini, che chi non lo vedesse non lo potrebbe credere, né
immaginare.
Dipoi
al suoni de’ tre tocchi della campana grossa del Palagio de’ Signori, i
corsieri apparecchiati alle mosse si muovono a correre, ed in sulla torre si
veggono per li segni delli ragazzi, che su vi sono, quello è del tale, e quello
è del tale, venuti da tutti i confini d’Italia i più vantaggiati corsieri
barbareschi del mondo, e chi è il primo, che giunge al palio, lo guadagna, il
quale è portato in sur una carretta trionfale con quattro ruote adorna con
quattro lioni intagliati, che paiono vivi, uno in sur ogni canto del carro, tirato
da due cavalli covertati col segno del Comune loro, e due garzoni, che gli
cavalcano e guidano; il quale è molto grande, e ricco palio di velluto chermisi
fine in due pali, e tra l’uo e l’altro un fregio d’oro fine largo un palmo
foderato di pance di vaio, e orlato d’ermellini infrangiato di seta e d’oro
fine, che in tutto costa fiorini 300 o più, ma da un tempo in qua s’è fatto
d’alt’e basso broccato d’oro bellissimo, e spendesi fiorini 600 o più.
Pinturicchi, Giovanni Battista, (da Wikipedia) |
La
“mossa”, cioè la partenza era situata sul ponte del Mugnone, che ancora oggi
porta appunto questo nome “ponte alle Mosse” ed il suo percorso fino ad
arrivare al traguardo, come si è già detto, situato in piazza San Pier Martire,
è stato modificato nel tempo: nel 1391 la Signoria, infatti, volle che la corsa
avvenisse «in perpetuo, come luogo più adatto e convenevole»; quindi non
più per Borgo di San Paolo (oggi via Palazzuolo) ma per Borgo Ognissanti
e via della Vigna Nuova.
Al
terzo rintocco del campanone della Torre di Arnolfo veniva abbassato il canapo
ed i cavalli lanciati al galoppo percorrevano in un percorso attuale: via del
Ponte alle Mosse, Porta al Prato, Borgo Ognissanti, via della Vigna Nuova,
Mercato Vecchio, via del Corso (da cui prese il nome), Borgo degli Albizi per
giungere infine alla “ripresa o riparata”, cioè al traguardo, ed era questo il
momento più pericoloso della corsa perché i barbareschi si dovevano lanciare
contro i cavalli per fermarli causando spesso dei feriti; il vincitore della
corsa era annunciato dai trombettieri della Signoria con squilli, mentre il
proprietario del cavallo riceveva il palio dalle gentildonne poste sul carro,
sopra un palco eretto per l’occasione si trovavano i giudici, mentre da
finestre appositamente addobbate assistevano allo spettacolo Priori e
Magistrati.
Nel
periodo granducale, il percorso fu allungato fino a Porta alla Croce mentre il
Granduca assisteva all’evento da una tribuna situata all’inizio del Prato
mentre i cavalli portati a mano dai barbareschi percorrevano a ritroso il
percorso fino alla mossa per farsi riconoscere durante corsa, e per comunicare
al Granduca e chi non era presente, da sopra Porta la Croce si elevava una fumata
che indicava il cavallo vincitore visibile dalla cupola di Santa Maria del
Fiore, dalla quale mediante specchi orientati sapientemente lo comunicava al
Granduca che poteva così comunicare a tutti il vincitore; l’ultima corsa dei
Barberi fu fatta in Firenze nel 1858 poco prima che il Granduca di Toscana
lasciasse per sempre la città.
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