Prima di OrSanMichele
Chi
passando accanto alla splendida chiesa di Orsanmichele e guardando la sua
imponenza, le statue di arti e personaggi che la circondano, non si è mai
domandato cosa c’era in quel posto prima che venisse costruita?
Da Wikipedia: vista dall'alto della chiesa di OrSanMichele |
Al
posto di quell’edificio, realizzato nel 750, circa si trovavano la chiesa di
San Michele in Orto ed un convento costruiti dai Longobardi assieme ad un’altra
chiesa, quella di San Michele Bertelde o Bertilde (probabilmente dal nome della
fondatrice), entrambe proprietà del convento longobardo di Nonantola vicino Modena.
Questi locali dal IX secolo li troviamo occupati da sei suore che dovevano
essere obbligatoriamente di origine longobarda, la cui direttrice era eletta
direttamente dall’Abate di Nonantola, e di queste abbiamo un solo nome, Alda,
eletta Madre Badessa dall’Abate Leopoldo il 10 novembre 853.
L’attività
di queste suore consisteva nella lavorazione tessile, di cui erano direttrici e
soprintendenti al lavoro che veniva svolto sia fuori che dentro
il convento da
alcune serve: L’Abate di Nonantola aveva imposto loro di fabbricargli cinque
pezze di stoffa ogni anno con lana che faceva loro recapitare direttamente a
Firenze; un altro obbligo loro imposto consisteva nell’accoglienza dodici
“fantesche” provenienti da Modena per lavorare da loro e provvedere alla
confezionatura di abiti sia di tela che di lana per i monaci modenesi.
Queste
serve del convento erano comunemente chiamate le “zoccolanti”, perché calzavano
ai piedi degli zoccoli di legno a differenza delle suore che portavano sandali
di cuoio, e la cuffia al posto del velo; nel loro, così per dire, tempo libero
si dovevano occupare dell’orto, posto vicino al convento per le necessità del
medesimo, e quello che avanzava dalla cucina veniva distribuito ai poveri.
La
tessitura e la confezionatura degli abiti per i frati privilegiava il lavoro
fiorentino, e ci fa presupporre che questo fosse migliore di quello eseguito
negli altri conventi posti sotto il patronato di Nonantola.
Fabio Borbottoni, Veduta antica di OrSanMichele |
Il
variare della situazione politica italiana, fece si che suore e zoccolanti
modenesi non arrivassero più nel convento fiorentino, tanto che il governo di
Firenze nel 1240 decise di demolire sia il convento che la chiesa essendo ormai
vuoti, ed il suo spazio fu utilizzato per il mercato del grano, dove venne
costruita da Lapo padre di Arnolfo una
loggia bassa e stretta su pilastri di
mattoni e da sei colonne in pietra, con un tetto in legno a grondaia sporgente per
potersi riparare dalla pioggia. Nel 1337 il Comune prese definitivamente
possesso del terreno ed anche del cimitero ove erano sepolte le suore
longobarde e le zoccolanti.
Questo
luogo divenne, in poco tempo, l’unico mercato del grano, riconosciuto dalle
autorità cittadine che già, nel 1325,
a causa dell’aumento della popolazione, aveva stabilito
che cereali, olio, erbaggi, cacio e bestiame da macello dal contado dovevano
convogliare a Firenze e chi ostacolava il rifornimento sarebbe stato messo a
morte. Altro frumento arrivava dall’aretino, dalle Romane, dal Regno di Napoli,
dalla Puglia, da Tunisi e dalla Provenza e per questo commercio venivano usati
i porti di Pisa e Genova, ma a causa dei non sempre buoni rapporti con queste
città si usarono spesso quelli di Telamone, Motrone e Pietrasanta.
Intorno
al granaio di Orsanmichele, gia dalla fine del XIII secolo, dato l’afflusso
degli affari che vi si svolgevano, erano state aperte venti banche di cambio ed
il Comune aveva affittato dei locali per la “pesa dei fiorini d’oro”, mentre
all’interno della loggia si trovava una pesa pubblica per le granaglie.
Per
il mantenimento dell’ordine fu istituito la magistratura de “I Sei del Biado”,
residenti, già nel XII secolo in una casa della famiglia dei Cerchi, essi erano
sempre assistiti da un “Notaio” avente a disposizione molte spie oltre a sei
“Nunzi”, distinguibili per il cappello bianco e per le lunghe mazze adorne di
spighe gialle.
Per
poter appartenere ai Sei del Biado, si doveva essere popolani di fede Guelfa e
non appartenere a nessuna delle Arti che aveva in qualche modo a che fare con
l’alimentazione, con l’incarico di vigilare sui “dirigenti” della loggia, sui
loro dipendenti, i “gastaldi”, e sui pesatori ufficiali delle farine e cereali.
Da Wikipedia: buca per le granaglie |
La
magistratura era a sua volta assistita dal “Giudice del Biado”, che aveva con sé
vari “Notai” e quattro “Sbirri”. Il “Collegio del Biado” regolava
l’importazione del grano, segala, miglio, fagioli, altri erbaggi, vino e olio; questi
magistrati restavano in carica sei tre o anche due mesi ed al termine del
mandato venivano posti a sindacato.
Quando
nella loggia c’era troppa confusione, questi magistrati facevano cacciare i
ragazzi minori di quindici anni a bastonate e ordinavano alle guardie del
Bargello di chiudere con le aste delle lance gli ingressi e dopo la campana del
Vespro era vietato il gioco dei dadi e ogni tipo di schiamazzo.
Nel
1339, il Comune nominò un particolare ufficiale per il mantenimento dell’ordine
nel mercato e per i ladri la punizione consisteva nel taglio della mano destra
eseguita con una grossa scure chiamata “mannaia’ da parte del boia sopra un
ceppo di legno quadrato che portava con se.
Per fortuna (o per sfortuna) questa punizione
non è più attualmente in vigore, altrimenti nel nostro paese, si vedrebbe
annualmente istituire, a livello nazionale, in una data qualsiasi la
“Processione dei Monchi”.
di Chiara ed Enzo Sacchetti
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