lunedì 4 aprile 2016

Teodolinda

Nata forse a Regensburg (Ratisbona) nel 570, Teodolinda era figlia di Garibaldo, re dei Bavari, e di Valdrada, figlia di Vacone, re dei Longobardi tra il 510 e il 540 e appartenente alla stirpe regale dei Letingi.
Nel 589 sposò il re longobardo Autari, che la scelse dopo il fallito fidanzamento con la sorella di Childeberto II, re dei Franchi, con cui sperava di instaurare una pacificazione: Teodolinda, infatti, di religione cattolica rappresentava non solo una stirpe reale, ma anche una perfetta unione con la Chiesa di Roma.
La leggenda racconta che Autari, curioso di conoscere la sua futura consorte, partì in anonimato con la spedizione che avrebbe dovuto concordare gli ultimi dettagli della cerimonia. Fingendosi messo del re, fece una serie di richieste per mettere alla prova la donna, ma lei, accorta e furba, capì che in realtà, dietro a quel messo, si celava il suo futuro marito.

La Regina Teodolinda sposa Agilulfo

Il matrimonio avvenne il 15 maggio presso il Campo di Sardi, vicino Verona con un rito misto cattolico-pagano. Paolo Diacono racconta che durante i festeggiamenti un fulmine colpì un ceppo di albero ritenuto sacro e a seguito di questo evento l’indovino che era con Agilulfo, duca di Torino e futuro secondo marito della donna,
predisse la morte del re a breve. In effetti Autari morì a Pavia improvvisamente il 15 settembre del 590, quasi sicuramente avvelenato, mentre i suoi ambasciatori si trovavano dal re dei Franchi.
Si dice che in quell’unico anno di unione Teodolinda avesse conquistato il popolo longobardo a tal punto che questo la lasciò libera di scegliere il futuro consorte che avrebbe governato con lei; in realtà è sicuramente più probabile che il matrimonio con Agilulfo fosse stato spinto soprattutto da questi che così sarebbe divenuto ufficialmente Re. La cerimonia avvenne nell’autunno del 590 a Lunello, vicino Pavia. Nel 602 nacque Adaloaldo; il bambino fu battezzato con rito tricapitolino nei giorni della Pasqua dell’anno seguente, officiato da Secondo di Non, primo consigliere di corte, senza per questo intaccare i buoni rapporti con il papa Gregorio Magno. Questi capì e regalò al bambino una croce del tesoro pontificio, ritenuta sacra perché conteneva un pezzo della croce di Cristo. Teodolinda aveva cercato di rappacificare la popolazione longobarda con la Chiesa di Roma, grazie agli ottimi rapporti che aveva instaurato con il Papa, restituendo molti dei beni, reinsediando diversi vescovi e cercando mediazioni per ricomporre lo scisma tricapitolino. Nel 605, due anni dopo il battesimo, Teodolinda ottenne che il figlio fosse proclamato futuro re dei Longobardi nel Circo romano di Milano: la cerimonia segnava così il principio di ereditarietà del trono, per volere della sovrana.

Da Wikipedia: La corona della Regina Teodolinda

Nel 612 la coppia ospitò il monaco Colombano, contribuendo anche alla fondazione del monastero di Bobbio; il futuro santo in cambio si fece mediatore con Bonifacio IV con cui i regnanti avevano avuto dei difficili rapporti e al quale scrisse una lettera di pacificazione in cui chiedeva di mantenere i patti stabiliti dai Longobardi con il suo predecessore Gregorio Magno.
Nel 616 Teodolinda rimase di nuovo vedova e prese la reggenza del regno al posto del figlio ancora minorenne, sorretta anche dal duca Sundrait, comandante militare e uomo di fiducia del re scomparso. L’unico impedimento a questa successione sarebbe stato il fratello di lei, che però era morto assassinato poco prima, forse proprio dalla coppia reale. Come regina appoggiò la Chiesa cattolica, anche grazie all’influsso del consigliere latino Pietro e cercò un accordo definitivo con l’imperatore dei Bizantini, che si trovavano in difficoltà per l’attacco dei Persiani e degli Avari. Quando l’imperatore Eraclio scese in Italia, sorretto anche da Bonifacio V, ancora sospettoso verso quella popolazione barbara, Teodolinda si trovò in difficoltà perché dovette cercare di convincere i suoi duchi a convertirsi al cattolicesimo: questi non presero bene la richiesta della regina, e forse proprio per questo, Adaloaldo fu costretto a ritirarsi a favore del marito della sorella Gundiperga, Arioaldo, duca di Torino.
La regina morì il 22 gennaio del 627, rimpianta dal popolo per la sua bontà e saggezza. Di lei restò soprattutto la Chiesa di San Giovanni e il palazzo a Monza, città che aveva scelto come dimora, e in cui erano dipinte scene della storia longobarda, come ricorda Paolo Diacono: «Appunto a Modicia la regina Teodolinda si costruì un suo palazzo. Volle anche che vi fossero dipinte certe notabili imprese dei Longobardi». Per una promessa fatta a San Giovanni costruì una basilica in suo onore: la leggenda racconta che aspettasse una visione divina per scegliere il luogo dove edificare la costruzione. Un giorno, mentre stava cavalcando si fermò a riposare: qui, addormentata, sognò una colomba che le disse «Modo (Qui)» a cui lei rispose «Etiam (Sì)». Per il 24 giugno, giorno di San Giovanni, tutti i longobardi lasciavano del denaro per fare quella cattedrale sempre più bella e magnifica. In quel luogo ora sorge la chiesa dedicata al Santo. (Il primo nome della città di Monza, Modoetiam, deriva proprio da questa storia). Molti furono i doni che Teodolinda fece a questa chiesa. Fra tutti la chioccia con sette pulcini in argento dorato e che avrebbe un duplice significato, la chiesa che protegge i suoi fedeli e Teodolinda e le sette province.

Da Wikipedia: la croce della Regina Teodolinda

Con il tempo i due edifici andarono in rovina e fu deciso almeno per la ricostruzione della Chiesa, in cui nel 1444, vennero riprodotte da Cristoforo e Francesco Zavattari le pitture che adornavano le stanze del palazzo: così ancora oggi possiamo vedere gli eventi più importanti della vita della regina, come il matrimonio con Autari, la sua visione della colomba che le indica l’ubicazione della basilica e le nuove nozze con Agilulfo.
È stata venerata come una beata, ma la Chiesa non ha mai confermato il suo culto.


di Chiara Sacchetti

Tratto da "I Longobardi in Toscana", a cura del Gruppo Archeologico Fiorentino (ricerca sulla presenza dei Longobardi nella nostra regione)

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