mercoledì 13 maggio 2015

Il Colosseo



La costruzione dell’anfiteatro iniziò nel 70 d.C., per volontà dell’imperatore Vespasiano della famiglia dei Flavi; l’area prescelta fu una piccola valle fra la Velia, il Colle Oppio e il Celio, nella quale si trovava un lago artificiale (lo stagnum citato dal poeta Marziale), ricavato per la propria Domus Aurea da Nerone e alimentato da fonti che sorgevano dalle fondazioni del tempio dedicato al Divo Claudio sul Celio. Con questa scelta l’imperatore Vespasiano volle esprimere il suo disprezzo verso il tiranno Nerone e ingraziarsi così l’opinione dei romani, che lo disprezzavano per le sue azioni contro Roma stessa: fece dirottare l’acquedotto adattandolo ad uso pubblico e bonificò il lago per permettere di gettare le fondamenta ed edificare  così la cavea.

Vespasiano poté purtroppo vedere solo la costruzione dei primi due piani, morì infatti, avvenuta nel 79 d. C.  e il figlio Tito, suo successore fece aggiungere il terzo e il quarto ordine e, nell’80 d. C. lo inaugurò con cento giorni di giochi nei quali morirono circa 2.000 gladiatori e 9.000 animali.

L’imperatore Domiziano, secondo figlio di Vespasiano, operò delle importanti modifiche, tra le quali la costruzione di sotterranei per altri scopi che di fatto non permisero più l’edificio dell’arena e impedirono così e namachie, cioè le rappresentazioni di battaglie navali.

In contemporanea all’anfiteatro furono costruiti degli edifici di servizio per i giochi: i ludi, caserme e luoghi per l’allenamento dei gladiatori; la caserma del distaccamento dei marinai della Classis Misenensis, la flotta romana di base a Miseno,
che avevano il compito di manovrare il velarium, i teli collegati a pali e manovrati come delle vele, usati per riparare dal sole gli spettatori; il summun o choragium e gli armamentaria, depositi delle armi ed attrezzature; il sanatorium, luogo per la cura delle ferite dei combattenti e lo spoliarum, destinato a trattare le spoglie dei gladiatori morti durante i giochi.

Da Wikipedia: Il Colosseo


L’attività dei giochi era scandita da un programma ben preciso: al mattino si svolgevano i combattimenti tra animali (venationes) o fra animali e gladiatori, mentre all’ora di pranzo, le condanne a morte (noxii) e nel pomeriggio lo scontro fra gladiatori (numera).

Gli ultimi combattimenti fra questi sono testimoniati nel 437; il complesso fu usato poi per le venationes fino a Teodorico il Grande e le ultime rappresentazioni vennero organizzate nel 519 in occasione del Consolato di Eutarico (genero di Teodorico) e nel 523 per il consolato di Anicio Massimo.

Dopo il suo abbandono, avvenuto nel VI secolo, fu inizialmente adibito a luogo di sepoltura e in seguito come castello, danneggiato in seguito da un terremoto nell’847 sotto papa Leone IV, nel XIII secolo fu inserito al suo interno il palazzo dei Frangipane, poi demolito. Tutta la costruzione, nei secoli successivi, fu utilizzata come fonte di materiale per costruzioni: i suoi blocchi di travertino servirono per la realizzazione di Palazzo Barberini nel 1634 e nel 1703 per il Porto di Ripetta.

L’attuale nome con cui è oggi conosciuto è probabilmente un’attribuzione medievale: il bolognese Armannino Giudice, nel XIV secolo sosteneva che questa struttura fosse il principale luogo al mondo di adoratori satanici e sede di sette di maghi; a chi si avvicinava veniva chiesto “colis eum?” (cioè adori lui, intendendo il Diavolo) a cui si doveva rispondere “ego colo” e, dalla combinazione della domanda sarebbe derivato il suo nome. Nel 1744 papa Benedetto XIV lo fece esorcizzare e costruire le 15 edicole della “Via Crucis” mentre nel 1749 lo consacrò alla memoria della passione di Cristo e a tutti i santi.

L’edificio è a forma di ellisse con un perimetro di m. 525, e le sue assi misurano m. 187,5 per 156,5,  un’arena di m. 86 per 54 con una superficie di 3.357 m.², la sua altezza originale era di m. 52 ma attualmente arriva a m. 48,5.

La facciata è in travertino articolata in quattro ordini, i tre registri inferiori hanno 80 arcate numerate, rette da pilastri ai quali si addossano semicolonne, mentre il quarto livello, attico, è costituito da una parete piena.

Da Wikipedia: Interno del Colosseo con vista del sottosuolo


Nei tratti di parete tra le lesene si aprono 40 piccole finestre quadrangolari, una ogni due riquadri (nei riquadri pieni dovevano trovarsi i clipei bronzei) e immediatamente sopra il livello delle finestre vi sono collocate tre mensole sporgenti per ogni riquadro nelle quali erano alloggiati i pali di legno utilizzati per aprire e chiudere il velarium.

Gli spettatori raggiungevano il proprio posto entrando dalle arcate loro riservate: infatti ognuna delle 74 arcate per il pubblico era contraddistinta da un numerale inciso sulla chiave di volta per permettere di raggiungerlo rapidamente. Da questi si accedeva a scale incrociate che portavano a una serie simmetrica di corridoi anulari coperti a volta che immettevano ciascuna in un settore.

All’interno, la cavea con i gradini per i posti degli spettatori interamente in marmo, era suddivisa tramite praecinctiones o baltea (fasce divisorie in muratura) in cinque settori orizzontali, maeniana, riservati a categorie di pubblico diverse il cui grado diminuisce con l’altezza.

Il settore inferiore era destinato ai senatori ed alle loro famiglie con seggi di legno, subsellia, e i loro nomi iscritti sulla balconata; seguiva il maenianum primun con una ventina di gradini; poi il maenianum secundum suddiviso in imun (inferiore) e summum (superiore) con circa sedici gradini; infine trovavamo il maenianum summum con circa undici gradini (questi a differenza dagli altri erano di legno), settore dove un portico colonnato coronava la cavea, (porticus in summa cavea), sui gradini sotto di esso trovavano posto le donne alle quali dopo Augusto era vietato mescolarsi con gli uomini; il posto peggiore era sopra il colonnato destinato alla plebe più infima: verticalmente i settori erano forniti di scalette e dagli accessi alla cavea vomitoria, protetti da transenne in marmo.

Alle due estremità, in corrispondenza con l’asse minore si trovavano due palchi riservati: uno a forma di “S” per l’imperatore, i consoli e le vestali (questo palco possedeva anche un ingresso riservato), l’altro al praefectus urbi e altri dignitari.

L’arena aveva una pavimentazione in parte in muratura e in parte in tavolato di legno, ricoperta interamente di sabbia per assorbire il sangue di uomini e animali, ed era separata dalla cavea da un podium di circa quattro metri decorato con nicchie e marmi, protetto da una balaustra bronzea, oltre la quale si trovavano i posti dei personaggi di riguardo.

Sotto l’arena erano stati realizzati locali di servizio composti da un ampio passaggio centrale lungo tutta l’asse maggiore e da 12 corridoi curvilinei disposti sui due lati; qui si trovavano gli 80 montacarichi suddivisi su quattro corridoi che permettevano di far salire in superficie i macchinari e gli animali che servivano per i giochi, oltre a locali che ospitavano prima del combattimento uomini e animali

Dobbiamo sapere che il primo anfiteatro in muratura di Roma fu quello costruito da Tito Statilio Tauro nel 29 A. C. e che probabilmente aveva una parte dei gradini in legno, ma trattandosi di una struttura privata non fu mai utilizzato per giochi pubblici; andò probabilmente distrutto nell’incendio del 64 d. C.

Anche il tiranno Nerone edificò un anfiteatro in legno nel 57 d. C. (come ci racconta Tacito), forse nel luogo di una struttura voluta da Caligola e mai completata.

Nel 2007 il Colosseo è stato inserito nelle Sette Meraviglie del Mondo Moderno.

di Chiara ed Enzo Sacchetti

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