mercoledì 3 giugno 2015

Gita al Bosco Sacro di Bomarzo



Non tutto  è,  ciò che sembra o appare


Questi brevissimi appunti che sono stati letti a chi si apprestava a visitare un giardino così particolare e suggestivo come quello di Bomarzo, servivano nelle intenzioni di chi ora nuovamente scrive, a far riflettere un visitatore meno attento e più turista, sulla realtà e gli scopi altamente filosofici e iniziatico –esoterici che si nascondono dietro ad immagini scultoree, mitologiche e allegoriche come quelle presenti all’interno del giardino stesso. Il Gruppo Archeologico  Fiorentino  ha organizzato per i suoi associati e per altri  visitatori appassionati di arte e di un pizzico di esoterismo, una gita alla scoperta del borgo di Bomarzo e dell’area  sottostante che fino dal lontano sedicesimo secolo ospita il cosiddetto “Bosco Sacro” o più comunemente e impropriamente definito “Parco dei Mostri”.

Alcuni di noi..

Bomarzo è un borgo medievale con una sua storia ben precisa che ci è stata raccontata sapientemente sul posto, con personaggi illustri, avventurieri, semplici popolani ed è proprio il luogo e il borgo stesso,
che danno il nome allo splendido monumento a verde, sottostante il medesimo e che fu progettato e creato da Vicino Orsini  nobile appartenente alla stessa famiglia e casata, per le sue personali delizie e per quelle della sua adorata moglie Giulia Farnese scomparsa prematuramente. L’area in questione era già stata abbondantemente frequentata anche in epoca antica e in particolare fino dai tempi degli Etruschi i cui segni, sono ancora oggi leggibili nella sistemazione a terrazze del giardino stesso e nel recupero di alcuni reperti riadattati allo scopo del cinquecentesco impianto arboreo. Il giardino come oggi lo vediamo, ha un ingresso e un percorso che non corrispondono a quello originale e per questo motivo di ancora più problematica lettura.

Una delle due sfingi poste all'ingresso del Bosco

All’inizio il visitatore si trova ad un bivio con davanti due enigmatiche sfingi di fattura scultorea e iconografica greca, una strada comoda e pianeggiante lo porta verso sinistra (il Male e l’inganno), l’altra in salita e più tortuosa verso destra (il bene) ed è quella giusta . Come abbiamo visto poi tale percorso è costellato da numerose e suggestive tappe contrassegnate ciascuna da altre sculture di vario genere e tipo anche di notevole grandezza, particolari architettonici, mascheroni in pietra, animali fantastici e mitologici e persino una sconcertante casa “torta” volutamente progettata a suo tempo per spiegare e giustificare le stesse ragioni complesse della umana esistenza.

La casa torta

Ed è proprio percorrendo il giardino  che ci si rende facilmente conto di trovarsi  in una sorta di vero e proprio percorso iniziatico, simile negli intenti a quello dello stesso Dante Alighieri nella celeberrima Divina Commedia. Ad una immediata impressione a caldo ci siamo subito resi conto che le meraviglie e le complesse simbologie che  abbiamo incontrato, hanno sicuramente parlato al nostro io più recondito se lo abbiamo saputo ascoltare e l’apparenza e lo stupore che ci hanno suscitato forse , non sono bastate a spiegare ciò che si è voluto veramente raccontare con grande sapienza, fino dalla notte dei tempi.  Abbiamo notato almeno nella disposizione a terrazze, tre ben distinti livelli come ad indicare una sorta di continuo costante apprendimento di una realtà non giustificata assolutamente dall’apparenza.

Il Tempietto

Ogni sosta a ciascun singolo monumento, ci ha comunque incitato alla riflessione cercando dentro di noi una spiegazione plausibile di ciò che l’occhio stava cercando di percepire, a volte ispirato da vera saggezza a volte dall’inganno sempre in agguato senza una vera guida. Ma quella percepita non sarà e non rimarrà mai ne l’unica spiegazione ne quella definitiva. Non chiamatelo vi prego giardino dei “Mostri” come comunemente si legge nelle varie guide, perché è veramente molto di più..Immaginatelo semmai come doveva essere all’epoca, ricco di giochi di acqua e di sapienti trovate illusionistiche e meccaniche, come una sorta di macchina funzionante e funzionale, per stupire, impressionare divertire e di nuovo ingannare, ma soprattutto  in grado di raccontare attraverso le sue simbologie la stessa complessità dell’animo umano nel suo breve e sofferto percorso esistenziale. 

Mario Pagni   Presidente Gruppo Archeologico Fiorentino   

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