A
Firenze viene presentata sempre la bellezza del “Ponte Vecchio”, soprattutto
noto per i negozi di gioielleria subentrati negli antichi negozi dei “beccai”
e, che nella sua pubblicità viene presentato come il monumento rappresentativo
di essa; è anche vero che per molto tempo questo è stato l’unica unione fra le
due sponde del fiume Arno, costruito in prossimità dell’antico Ponte Romano, ma
anche un altro dei quattro ponti esistenti non aveva niente da invidiare a
questo, e si dovrebbe menzionare (anche se l’originale venne distrutto dai
tedeschi in ritirata) sia per la sua struttura e per la sua storia: il “Ponte
Rubaconte o alle Grazie” che sopra le sue “Pile” si trovavano delle costruzioni
religiose.
Il Ponte Rubaconte |
Secondo
il Villani e Scipione Ammirato, il ponte venne costruito nel 1136, su disegno
di Lapo, ed in origine non possedeva le poche arcate come è stato ricostruito
dopo la guerra, ma con ben nove archi, due dei quali, già al tempo che il Richa
ci narra, erano stati eliminati e quindi ridotti a sette, per l’ampliamento
della città, e sul lato di mezzogiorno dalla parte del Palazzo dei del Nero
sotto questa costruzione, questi archi fecero parte della loro cantina e,
proprio riguardo a queste “pile”, il Vasari le racconta
nella “Vita di Taddeo
Gaddi”, che dice: «Secondo l’ordine
di Taddeo si fece in detto tempo (intende il Vasari l’anno 1346) il muro
di costa a S. Gregorio co’ pali a castello , pigliando due pile del Ponte per
accrescere alla Città terreno , verso
Anche
riguardo al fondatore del Ponte, lo stesso storico ci scrive: «Essendo
Potestà di Firenze Messer Rubaconte da Mandella di Milano , si fece in Firenze
il Ponte Nuovo . & egli fondò con le sue mani la prima pietra , & gittò
la prima cesta di calcina», ed essendo questo governatore un uomo retto
cercando di migliorare le condizioni della città con opere utili alla vita dei
cittadini, venne onorato dalla Repubblica di Targa ed Arme del popolo decidendo
di apportare al Ponte il suo nome, appunto “Ponte a Rubaconte”.
Riguardo
alla storia di Firenze, questo Ponte ci è noto anche per la pace avvenuta fra
le due fazioni, sempre in lotta fra loro in Firenze, cioè i Guelfi e
Ghibellini, stipulata sul greto del fiume all’ultimo arco di questo; alla quale
furono presenti Papa Gregorio X, l’Imperatore di Costantinopoli Balduino e Re
Carlo di Napoli oltre ad altri Signori, essendo questi di passaggio nella
nostra città ed il Richa ci riporta un paragrafo del Buoninsegni L. I. che
dice: «negli anni 1273. di Giugno (lascia il giorno , che fu il di 3.
giusta M. Pace da Certaldo Scrittore della Guerra di Semifonte , ma secondo il
Villani il giorno secondo di detto mese) passò per Firenze andando a
Concilio a Lione sopra a Rodano Papa Gregorio X. e con seco avea il Re Carlo ,
e lo Imperatore Balduino da Costantinopoli , e più altri Signori , e
piacendogli la stanza in Firenze ordinò soggiornarvi tutta la State , e tornò da casa i
Mozzi appié del Ponte Rubaconte , e fondò la Chiesa di San Gregorio , la quale feciono i Mozzi
, i quali erano Mercanti del Papa , e trovandola Città divisa tra Guelfi e
Ghibellini , fece tornare in Firenze ogni parte , e congregato tutto il popolo
sul greto di Arno appiè del Ponte diè la Sentenza , che la detta divisione si levasse , a
pena comunicazione , facendo fare la pace de’ Sindachi di ogni parte , e
baciandosi in bocca. Il Re Carlo tornò al Giardino de’ Frescobaldi , e lo
Imperatore al Vescovado».
Nel
Monastero di Cestello si trovava una cartapecora dove era citata la costruzione
di un muro alzato sopra il Ponte per ordine della Repubblica; che il Richa
riporta in uno dei suoi libri riguardanti le Chiese di Firenze, in quello delle
Chiese di Santa Croce e che questi presume si trattasse delle sponde, che
inizialmente erano fate in travi di legno e che fosse stato deciso di farle in
pietra: oppure, come rileva dalla frase “Supra Rubacontem” si intendesse
la muraglia sopra del Ponte, utilizzata per la Mulina alzate sul fiume.
Anche
le piene del fiume causarono nel tempo danni a questa costruzione, come la
piena, la quale come le altre aveva seriamente danneggiato gli altri ponti, del
1557 nella quale furono distrutte le costruzioni poste sulle Pile, fra cui la
chiesina dedicata a Santa Caterina, il cui ricordo è una certezza della sua
esistenza resta solo scritta sopra a dei documenti, dato che la piena l’aveva
completamente distrutta; ed infatti nelle Riformagioni Lib. F. pag. 123 si può
leggere del permesso dato dalla Repubblica a Prete Andrea di Ripoli per poter
costruire sopra una Pila del Rubaconte dalla banda di S. Croce un Oratorio
dedicato a Santa Caterina, nella data del 10 di Aprile 1347, mentre E. D.
Silvano Razzi nel Tom. II, dove è scritta la vita della Venerabile Apollonia,
nomina l’Oratorio dicendo che “Comperarono un’altra casetta pure sul ponte a
man destra sopra la terza Pila , dirimpetto a Santa Caterina”; mentre nei
Protocolli di Ser Tino di Ottaviano da Pulicciano si trova un contratto di
donazione elargito a questo Oratorio datato 24 di Marzo 1373, evvi “Iuxta
Oratorium S. Catharina supra Rubacontem”.
Un disegno |
Per
quanto riguarda le altre fondazioni di chiesine sopra le Pile del Ponte,
esisteva un Testamento di Donna Letta Vedova di Cecco di Bencivenni del popolo
di San Lorenzo e conservato nell’Archivio di Santa Maria Nuova, rogato da Ser
Pier di Mozzo di Firenze del 27 Maggio 1348, ove è scritto: “Ecclesia S.
Barnaba edificata supra Pontem Rubacontem sol. 40” , mentre un altro documento che si trova nelle
Riformagioni al Lib. F. pag. 171, apprendiamo che “La Signoria concede licenza
a Mona Giovanna da Castel S. Giovanni Pinzochera , di poter far fabbricare un
Eremitorio in su la Pila
del Ponte a Rubaconte , sopra la quale è la Cappella di San Lorenzo , e starvi in tempo di
vita sua a servire a Dio 23. Luglio 1347.” ; mentre nella Libreria del Senatore Carlo Strozzi,
in un Calendario Storico, si trova un documento riguardante questi due Oratori,
che dice: “Adì 11. di Giugno S. Barnaba Apostolo , ed è la festa nella
chiesa de’ Frati , ed sul Ponte a Rubaconte. Adì 10. d’Agosto San Lorenzo , ed
è la festa alla Chiesa di S. Lorenzo , ed sul Ponte a Rubaconte.).
Sopra
a questo si ebbe l’inizio di due Monasteri di Religiose; uno è quello
dell’Arcangelo Raffaello, posto dentro la Porta a San Friano, la cui prima dimora fu
appunto la prima Pila del Ponte verso S. Gregorio; prendendo il nome di “Romite
del Ponte”, anche se l’origine del loro insediamento in questo luogo non ci è
noto, è invece certo che vi si trovassero già nel 1373, come è scritto nei
Protocolli di Ser Tino di Ottaviano da Pulicciano, ove si legge: “14. Martii
1373. Elisabetta filia Simonis Heremita supra Pontem Rubacontem pop. Remigii
donavit Antonia filia Ludovici Servitiali , siue Conversa Monasterii S. Justi
alle Mura , Aedificium Domus Heremitarum positum in pop. S. Remigii de Flor.
supra Pontem Rubacontem juxta Oratorium Sancta Catharina situm supra Pontem”.
Queste
religiose, in seguito, vennero trasferite in un Concento situato fuori della
Porta alla Giustizia, dal quale nel 1529, per ordine della Repubblica
fiorentina vennero spostate nel Monastero di San Clemente:ma non fu questa la
loro ultima dimora, perché per una donazione ricevuta nel 1534 si trasferirono
di nuovo nel Convento situato alla Porta a San Friano, appunto quello
dell’Arcangelo Raffaello ed una lapide posta sull’edificio in Borgo San
Frediano ci conferma l’evento.
Per
quanto riguarda l’altro Monastero, alla settima Pila a man ritta da San
Gregorio si trovava una Chiesetta ed un piccolo convento abitato da tredici
religiose, che in seguito daranno origine al Monastero delle Murate; mentre
l’iscrizione della lapide posta sulla casetta dove era andata distrutta la
chiesetta nella piena del 1557, su concessione del Granduca Ferdinando I, da
Suor Ipolita degli Acciaiuli Monaca Camarlinga in ricordo del luogo ove era
nato l’Ordine, diceva
D. O.
M.
MONALES MVRATARVM
IN HOC
PONTE LATERE SPONTE
RECLVSAE AN. MCCCLXXXX
VITAM HEREMITICAM
DEGENTES
CRESCENTE N VMERO
AD EVM
LOCVM AN. MCCCCXXIV
VBI NVNC
SVNT MIGRANTES
HANC AEDICVLAM
IN SVAE IPSARVM
ORIGINIS MEMORIAM
FERDINANDO M.
D. ETRVRIAE ANNVENTE
CONSTRVI FF.
AN. MDCIV
Un’altra
costruzione posta sulle Pile di questo Ponte, merita di essere menzionata; una
splendida Chiesina costruita sopra l’ultima Pila dalla parte di S. Croce: la Cappella di Santa Maria
delle Grazie, ove era esposto un affresco con figure più alte del naturale
rappresentante “Maria che tiene in braccio il Bambino Gesù” di origine
antichissima e, nel 1371 in
un libro delle Riformagioni segnato B, si legge: “Ar. 1371. Santa Maria
delle Grazie si edifica sulla coscia del Ponte Rubaconte”, mentre Franco
Sacchetti novelliere trecentesco scrisse in una lettera indirizzata a Iacopo di
Conte di Perugia raccontandogli la devozione che i fiorentini portavano a
questa immagine dicendogli: “In fine a una piccola Cappelletta che si chiama
Santa Maria delle Grazie , sul Ponte a Rubaconte fatta a similitudine del
Sepolcro di Cristo , tutti li Popoli traggono quasi ogni di conviene per lo
piccolo luogo , che si spicchi della cera , per dar luogo all’altra”.
Sempre
riguardo alla Chiesina, si deve sapere che nel 1394 la Repubblica l’aveva data
in Patronato alla Famiglia degli Alberti e sulla porta dell’Oratorio vi spiccava
l’Arme di questa famiglia, la quale chiesina venne rinnovata dal Cavalier
Iacopo degli Alberti nel medesimo anno, evento che è possibile leggere in un
documento che dice: “1394. Erectio Oratorii Sancte Marie delle Grazie supra
Pontem Rubacontem , facta ab Egregio Milite D. Iacobo de Albertis , cui prius
donatum fuit Tabernaculnm a DD. Prioribus Reip. Flor. in quo depista est inago
antiqua B.M. Virginia” e, sempre nel medesimo documento, e nello stesso
anno, il Vescovo Fiorentino Onofrio dello Steccato concede la licenza per
celebrare la Messa
in questo luogo: “1394. Facultas Episcopi Fiorentini Onofrii celebrandi
Missam in dicto Oratorio concessa D... Jacobo 14 Feb.”
Oltre
alla Famiglia degli Alberti, molti furono i benefattori di questo luogo, come Mario
Datini che nel suo testamento fatto nel 1410, lasciava la somma di dieci
fiorini d’oro alla Chiesa e, molti altri.
Al
tempo che il Richa ci racconta, questa Chiesa era stata abbellita di dipinti e
stucchi oltre ad un altare di marmo bianco, mentre la sua cupola era stata
fatta dal Soderini e terminata il 15 Agosto 1712, e la sua pila per l’Acqua
Santa era stata ricavata da un’antica urna cineraria romana finemente lavorata.
Il
poeta e teologo Domenicano Fr. Domenico da Corella nel suo “Teotocon”,
scrisse di questa Chiesa i seguenti versi: “Pons hic Aediculan Genitricis
continet Almae Gratia cui titolum opina bonum / Hac opulenta sibi Proles
Alberta dicavit / Ardua qua circum proxima tecta colit / Sic Regina sedenc hac
parva grandis in Aede / Supplicibus conferì munera magna suis. / Et qua cum
Christo Coeli requiescit in Aula / Non humiles horret Virgo benigna casas /
Ampla nes insigni perquirit Templa paratu, / Sed puras nentes , innocuasque
manus.
Sulle
Pile di questo Ponte vennero nel tempo edificati sei Oratori dei quali tre
dedicati alla Vergine Maria, uno a San Lorenzo, uno a San Barnaba e l’ultimo a
Santa Caterina, ed al suo centro si trovava un antico Tabernacolo dedicato a
“Santa Maria del Soccorso”, nel quale era dipinta la “Vergine Maria con ai lati
due Angeli”, ed anche un affresco che rappresentava una “Pietà”, trasferito in
seguito nella Chiesa di San Biagio dai Capitani di Parte.
La
furia della guerra ha distrutto, oltre alle centinaia di migliaia di vita
umane, anche un patrimonio storico culturale, non sola a Firenze,
ineguagliabile e, col passare del tempo i nostri “ERUDITI” si sono un po’
dimenticati di comunicare alle generazioni che hanno seguito il dramma bellico qualcosa
che gli ricordasse la bellezze artistiche, che per sfortuna sono andate
perdute; meno male che scrittori del passato, come appunto il Richa ed altri
hanno documentato dettagliatamente questo nostro patrimonio, permettendo a chi
interessa di potersi documentare.
di Enzo Sacchetti
Grazie veramente grazie per quello che state facendo. Il mantenere vivo il ricordo di quello che purtroppo è andato perso ha un valore inestimabile sia a livello culturale che emotivamente umano...perchè chi vuol bene a Firenze non può che sentirsi umanamente ed emotivamente coinvolto. Grazie ed ancora grazie.
RispondiEliminaGrazie a Lei per queste parole. Il passato non deve essere cancellato ma mantenuto vivo raccontandolo e studiandolo. E' questo che cerchiamo di fare al nostro meglio con la nostra attività, amando la nostra stupenda città e tutto ciò che ci ha preceduto.
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