venerdì 18 settembre 2015

La Fortezza da Basso

Antonio di Bartolomeo Cordini, conosciuto come Antonio da Sangallo il giovane, perché nipote di da parte di madre di Giuliano e Antonio Giamberti dai quali aveva preso il soprannome “da Sangallo”, nacque a Firenze il 12 aprile del 1484, divenendo in seguito Architetto durante il Rinascimento e il Manierismo: fra le numerose opere tre sono gli esempi di fortificazioni, da lui progettate alla “Moderna”, ossia con fronte Bastionato: la Cittadella d’Ancona, con cinque bastioni, la Rocca Paolina a Perugia e la Fortezza di Firenze, mentre a Roma costruì per sé un palazzo, oggi noto come Palazzo Sacchetti.

da Wikipedia: la Fortezza da Basso

L’idea di Alessandro de’ Medici di costruire una fortezza per difendersi più che da attacchi esterni da eventuali sommosse da parte del popolo fiorentino, si concretizzò il 10 marzo del 1534, quando su suggerimento del Papa Clemente VII scrisse una lettera al Antonimo da Sangallo per commissionare la costruzione con queste parole: “Io desidero
che voi veniate a Firenze per valermi del consiglio et opra vostra circa a certo mio proposito il quale a bocha vi dirò, però mi sarà crato quanto prima possete non mancherete in sin qui”; pochi mesi dopo e precisamente fra maggio e luglio fu composto il gruppo che doveva soprintendere i lavori per la Fortezza di San Giovanni, detta in seguito “da basso”:  il Sangallo come “caput magistrorum fortilitii”, Giovanni Alessio detto Nanni l’Unghero come capomastro, il Capitano delle guardie Alessandro Vitelli e Pierfrancesco da Viterbo come soprintendenti; gli operai reclutati per la costruzione di questa opera erano oltre mille e cinquecento, costretti a lavorare incessantemente anche i giorni festivi compreso la Pasqua.
Arrivato a Firenze, il Sangallo iniziò a cercare il luogo adatto alla  sua costruzione, cominciando a visualizzare la città dall’alto della Cupola del Duomo, tracciando gli orientamenti delle porte, edifici importanti e postazioni militari; percorse anche le mura della città, salendo sulle porte e ed annotando, anche in questo caso, gli edifici posti attorno ad ognuna di esse, stabilendo in questo modo il luogo in cui la fortezza avrebbe avuto la maggiore copertura e la sicurezza di garantire al Duca una protezione per la sua persona, dimostrata dalla mole del Mastio e lo spropositato numero di cannoniere rivolte più verso la città che per la sua difesa; in un suo disegno, conservato nella Galleria degli Uffizi, il Sangallo ha indicato anche “casa mia”, situata in Borgo Pinti. 

da Wikipedia: particolare della pianta della Fortezza dalla carta del Buondignori

La forma della fortezza doveva anche tener conto della nuova rivoluzione in fatto di armi, sia per attaccare che per difendersi, perché “le armi da fuoco”, oltre che al rito, avevano un senso sia simbolico che propiziatorio dell’edificio: nei disegni dell’architetto è tracciato un percorso che va dal triangolo al quadrato, figure geometriche che se ruotate, formano una stella per arrivare poi al pentagono, considerando considerato una figura "magica" per eccellenza..
Il genio nelle costruzioni militari di questo architetto, si può constatare in una costruzione fatta all’interno delle mura, che nasconde una galleria che percorre tutto il perimetro della fortezza: lì si trovavano le troniere, cioè le postazioni dalle quali i soldati, che difendevano il sito, potevano sparare, a tiro raso, cioè ad altezza d’uomo, nella zona di fossati esterni. Queste erano formate da tre canali posti obliquamente per permettere ai soldati armati di spingarde di poter sparare con la migliore angolazione; otre a ciò, essendo collegate fra loro permettevano un fuoco incrociato: per eliminare il fumo che si addensava creato dalle armi da fuoco, nella stretta galleria, furono fatti dei lunghi camini ad intervalli regolari che lo assorbivano.
Il Sangallo aveva previsto anche l’eventualità che il camminamento fosse stato invaso dagli assedianti ed aveva predisposto, per questo, che in ogni angolo formato dai bastioni fosse costruito un locale semicircolare con feritoie, dalle quali i difensori potevano sparare contro chi percorreva l’interno del corridoio.
Questo uomo, che il Vasari nelle sue Vite, loda per le sue opere costruttive, ma che umanamente lo definisce “Era naturalmente Antonio contra i suoi prossimi ostinato e crudele”, mentre della moglie, Isabella Deti, ha parole peggiori “altera e superba”, può essere però definito nel suo lavoro un genio militare.
Dopo aver progettato la costruzione ed iniziato il lavori, lasciò Firenze, essendo impegnato in altre città per altri lavori e lasciando la direzione del lavoro a Nanni l’Unghero. Morì a Terni il 28 settembre 1546.

di Chiara ed Enzo Sacchetti

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