sabato 4 luglio 2015

San Francesco. Vita e opere del Santo



La vita
La vita di Francesco è come tutte le agiografie segnata da una serie di eventi considerati punti di rottura che separano una vita fatta di lussi e agiatezza da quella interamente  dedicata a Dio ed ai bisognosi.
Il futuro Santo nacque ad Assisi nel 1181 in una stalla improvvisata al piano terreno della casa materna da una famiglia piuttosto agiata: Pietro Bernardone era, infatti, un mercante di stoffe e spezie, mentre Pica Bourlemont aveva origini benestanti. Alla sua nascita la madre decise di battezzarlo Giovanni in onore del santo festeggiato il 24 giugno, ma al ritorno da un viaggio di lavoro il padre gli cambiò il nome in quello con cui oggi lo conosciamo in omaggio alla Francia, terra a cui era grato perché proprio in quei luoghi vendeva  la sua merce ai nobili.

da Wikipedia: San Francesco e le storie della sua vita

Purtroppo della sua infanzia abbiamo poche informazioni. Della sua formazione culturale sappiamo che imparò le nozioni principali alla scuola parrocchiale di San Giorgio, come il latino e la musica, ma il fatto di essere quasi sicuramente destinato allo stesso lavoro del padre lo portò a trascurare gli studi letterari; certamente, in ogni caso, imparò da lui il francese e il provenzale. Oltre a ciò sappiamo che non era molto alto di statura e aveva il fisico piuttosto gracilino e che era stato nominato “rex iuvenum” per la sua attitudine alle allegre brigate e all’uso di sperperare i soldi del padre.
Poco più che ventenne decise di partire per la guerra che da molti anni vedeva contrapposta Assisi a Perugia: il conflitto era nato a seguito
della decisone di Papa Innocenzo III di prendere sotto la sua sovranità Spoleto e i nobili si erano per questo rifugiati nella sua città natale.
Fatto prigioniero a seguito della sconfitta di Assisi, nel 1203 Francesco venne liberato grazie ad un trattato che permetteva la liberazione per gli infermi dietro pagamento di un compenso. L’esperienza del carcere e della malattia che lo tormentarono lo sconvolsero profondamente e fu proprio in quel periodo che iniziò il suo viaggio verso una nuova vita: una volta tornato a casa trascorreva le giornate nei giardini della sua residenza, scoprendo così l’amore per la natura (e per Dio).
Una volta ristabilitosi  provò a partire per la Quarta Crociata (1198), ma durante il viaggio si ammalò nuovamente: nel delirio della febbre il sogno di un castello pieno d’armi in cui una voce (quasi sicuramente quella di Dio) gli chiedeva se queste appartenessero al servo o al padrone e lo consigliava di tornare ad Assisisi lo fecero desistere dal suo intento e fece ritorno a casa.
Qui nell’autunno dello stesso anno, mentre pregava nella Chiesa di San Damiano, sentì la voce di Gesù che gli chiedeva di riparare la sua casa: partì così per Foligno dove vendette le stoffe dell’impresa familiare e regalò il ricavato al sacerdote per restaurare la chiesa in rovina. Il padre, furente per l’accaduto, lo denunciò ai consoli, ritenendolo pazzo. Francesco si appellò così al vescovo; agli inizi dell’anno successivo, durante il processo, si spogliò davanti al padre e, dopo essere stato coperto con un mantello dal pastore, disse:  «D’ora in poi potrò dire liberamente: Padre nostro che sei nei cieli, non padre Pietro di Bernardone». Venne così affidato ai benedettini.
Nell’inverno del 1206 partì per Gubbio dove venne accolto per i primi tempi in casa di Federico Spadalonga: fu proprio in quei giorni  che cominciò a crearsi intorno a lui una schiera di seguaci fra cui Egidio e Silvestro d’Assisi, Bernardo di Quintavalle, Pietro Cattani e Angelo Tancredi. L’estate dell’anno seguente continuò a dedicare il suo tempo alla ricostruzione di chiese, come gli aveva richiesto Gesù, fra cui quella della Porziuncola, luogo che gli resterà molto caro per tutta la vita e che sceglierà anche per morire.
La svolta verso la sua piena conversione cominciò, però, agli inizi del 1207 quando si trasferì nel lebbrosario di San Lazzaro di Betania, evento che lo segnò a un punto tale da essere ricordato nel Testamento come il preciso momento da contrapporre alla sua repulsione verso i malati di qualche anno prima.
Nell’Aprile del 1208 mentre si ritrovava in chiesa sentì un passo del Vangelo di Matteo che diceva «Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento. E in qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se ci sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza» (Mt. 10, 9-10). Furono parole che illuminarono Francesco perché comprese che la ricostruzione che Gesù gli aveva chiesto non era materiale, ma si riferiva al rinnovamento della chiesa, intesa come comunità di fedeli: il solo modo per realizzare la richiesta era quello di portare la parola di Dio fra la gente. Decise quindi di partire per chiedere al Papa la concessione di poter predicare.

da Wikipedia: la basilica di San Francesco ad Assisi

Di ritorno da Roma dove aveva ottenuto, non senza difficoltà, l’autorizzazione da Innocenzo III di evangelizzare e il riconoscimento non ufficiale della Regola, il Santo fondò a Rivotorto la prima scuola di formazione dove venivano insegnati i suoi precetti. Ma la sede principale della comunità venne stabilita nel 1210 nella piccola Badia di Santa Maria degli Angeli alla Porziuncola; e proprio qui nel 1217 venne presieduto il primo dei capitoli generali dell’ordine. Grazie ai buoni risultati raggiunti nello stesso anno venne deciso di ampliare i canali di trasmissione della fede e alcuni confratelli furono così mandati fuori Italia: Frate Elia Coppi fu mandato in Terra Santa,  Frate Giovanni da Penne andò in Germania, Frate Pacifico in Francia (al posto di San Francesco), mentre altri Frati andarono in Spagna e Ungheria,
Nel 1219, spinto dal desiderio di un dialogo fra cristiani e musulmani, decise di partire per la Quinta Crociata: la sua aspirazione era, infatti, quella di parlare con il sultano ayyubide al-Malik al-Kamil, nipote di Saladino, per riferirgli la buona novella. L’impresa purtroppo fallì ma l’ammirazione del sultano per il tentativo di incontro fra le due religioni lo portò alla concessione di poter uscire dal campo e tornare sano e salvo all’accampamento e alla donazione di molte ricchezze che Francesco rifiutò.
Nel 1221 sfortunatamente la Regola, già approvata dal Capitolo, non fu ratificata dalla Chiesa Cattolica. Il Poverello d’Assisi, già in buoni rapporti con Ugolino d’Ostia (che sarebbe diventato Papa con il nome di Gregorio IX), si vide costretto a chiedergli aiuto. Grazie ai suoi preziosi suggerimenti la Regola seconda fu accettata da Onorio III  con la bolla Solet annuere del 29 Novembre 1223. I principi fondamentali erano la povertà, il lavoro manuale, la predicazione e la missione fra gli infedeli: i problemi che si erano creati durante la sua assenza dalla Porziuncola, infatti, avevano portato il Santo a rivedere alcune delle convinzioni iniziali.
Nella notte di Natale dello stesso anno a Greccio, vicino Rieti, accadde un evento miracoloso: secondo alcune agiografie dopo aver fatto una rappresentazione vivente della nascita di Gesù, durante la messa apparve nella culla, prima vuota, un bambino vero che Francesco prese in braccio. Da questo fatto sarebbe poi nata la tradizione del presepe.
Nell’estate 1224, purtroppo ormai malato, si ritirò a Monte della Verna nel Casentino per celebrare con altri confratelli la Quaresima di San Michele Arcangelo, che comprendeva il digiuno e la partecipazione alla Passione di Cristo: qui il 14 settembre mentre stava pregando ricevette le stimmate da un uomo che aveva anch’egli i segni della passione. Iniziarono così due anni per Francesco difficilissimi e segnati dalla malattia e che si concluderanno con la sua morte.
Nel Giugno del 1226, ormai prossimo alla fine, dopo una notte passata fra i tormenti, dettò a uno dei Confratelli il Testamento, l’opera più importante della sua vita, in cui lasciava ai suoi compagni le sue esperienze e i consigli per essere dei buoni cristiani.
Alla fine di settembre, vedendolo sempre più malato, i fratelli chiesero ai cavalieri di riportare il Santo ad Assisi (il viaggio è noto come la Cavalcata di Satriano), ma quando quest’ultimo sentì l’approssimarsi della fine chiese agli stessi uomini di tornate alla Porziuncola, dove nella notte del 3 ottobre spirò.
Francesco è stato dichiarato Santo il 16 Luglio 1218 da Papa Gregorio IX a meno di due anni dalla sua morte: a ragione è stata una delle canonizzazioni più brevi nella storia della Chiesta Cattolica.

Le opere
La sua composizione più famosa è il Cantico delle Creature, un omaggio a Dio per le opere che ha creato e ritenuta anche il libro che ha dato inizio alla letteratura italiana. Scritto in volgare umbro medievale fra 1224 e 1226 a San Damiano, il testo comincia con un’invocazione al Signore, il solo degno di essere lodato e glorificato: Francesco inizia così ad elencare i motivi per cui si deve lodare Dio. Prima di tutti per fratello Sole e sorella Luna, con le sue stelle. Poi per i quattro elementi fondamentali: l’aria, con il vento e ogni movimento del sereno e del nuvolo; l’acqua, utile e preziosa; il fuoco, che illumina le notti scure e per la sua forza; e infine la terra che governa e sostenta gli esseri umani e produce i frutti con i fiori colorati. L’opera termina poi con un’invocazione verso tutti quelli che riusciranno a sopportare le sfortune per i quali sono aperte le porte del Paradiso e con un riferimento alla morte corporale dalla quale nessuno può sfuggire, che porterà guai per quelli che hanno peccato e che invece vedrà beati tutti quelli che moriranno in gloria. Infine il Santo negli ultimi due versi si rivolge a quelli che stanno leggendo la preghiera, invitandoli a lodare, benedire e ringraziare il Signore.

da Wikipedia: la "Regula bullata"

Un altro testo molto importante è il Testamento, redatto nel 1226 poco prima della sua morte: è una sorta di lascito spirituale per i suoi seguaci in cui ripercorre la storia della sua vita spirituale e del suo ordine, raccontando di tutte quelle persone che si sono unite a lui nell’aiutare i bisognosi.
Comincia parlando della sua vita prima di incontrare il Signore, artefice del suo cambiamento, di quando non poteva avvicinare un lebbroso senza provare orrore e di come invece sia andato nel lebbrosario e abbia aiutato i malati. Della comprensione dell’importanza del lavoro manuale e di come i confratelli non debbano farsi prendere dalla bramosia di possedere, ma imparino l’amore per la fatica e non si facciano prendere dall’ozio. Infine si rivolge a tutti «coloro che seguiranno questa regola, per i quali sia colmo il cielo della benedizione dell’altissimo Padre e in terra sia ricolmato della benedizione del suo Figlio diletto con l’altissimo Spirito Praclito e con tutte le potenze del cielo e con tutti i Santi».

L’ordine dei francescani
L’ordine francescano fu riconosciuto da Papa Innocenzo III nel 1209-1210, in modo ufficioso, quando Francesco si recò a Roma per ottenere la concessione a predicare e fa parte dei cosiddetti ordini mendicanti. Il principio fondante della comunità era quello di vivere in assoluta povertà, di non chiedere, ma di aspettare che fosse la gente a dare di propria spontanea volontà. Nonostante ciò alla fine l’ordine in realtà possedeva beni, come conventi e terre, ma ciò nonostante rimase sempre fedele a quella povertà che lo contraddistingueva.
Esistono tre tipi di ordini all’interno della Famiglia Francescana. Il primo è costituito dai Frati Minori, conventuali e cappuccini; il secondo dalle Clarisse, le Annunziate e le Confezioniste; l’ultimo dal Francescano Regolare, ossia cristiani che seguono la Regola.

di Chiara Sacchetti

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