martedì 14 aprile 2015

Le due chiese di San Frediano



Narra una leggenda che San Frediano, dovendo attraversare l’Arno per recarsi alle reliquie di San Miniato, lo avesse trovato in piena; chiese così aiuto a dei barcaioli, ma questi si rifiutarono. Il Santo disse loro di non avere paura, così questi accettarono e per miracolo riuscirono ad oltrepassare il fiume. In seguito in questo luogo fu edificata una chiesa in suo onore.

da Wikipedia: Chiesa di San Frediano in Cestello, posta nell'omonima piazza

La prima Chiesa di San Frediano, ora scomparsa
La prima chiesa dedicata al Santo si trovava in piazza San Friano (l’attuale piazza del Carmine), a sinistra entrando da Borgo San Frediano, venendosi così a trovare al di fuori della cerchia muraria; nel 1284, con l’ampliamento della città dell’architetto Arnolfo di Lapo, la chiesa sarebbe dovuta rientrare nel perimetro cittadino, ma l’assedio di Arrigo VII fece ritardare i lavori delle mura che furono completate 50 anni dopo. Nella veduta del 1550
viene riprodotta con l’occhio sulla facciata, due finestrelle ai lati della porta centrale ed un campanile.
Sappiamo che dopo il Mille la Prioria di San Frediano dipendeva dalla Badia di Nonantola, ma sulla fine del XII sec. i Rustici e il Monastero di Badia a Settimo gli successero e nel settembre 1190 l’abate Ambrogio trasferì l’amministrazione dei beni della Badia in San Frediano. La chiesa diventò patronato della Badia a Settimo quando i Cistercensi, provenienti da San Galgano, vi si trasferirono, come viene confermato nella Bolla pontificia di Gregorio IX.
Il 14 settembre 1557 l’Arno inondò Firenze e fece crollare anche la chiesa; le spese per ripararla furono ingenti.
Grazie al sepultuario di Stefano Rosselli è stato possibile ricostruirne l’interno.
«La cappella con l’altare maggiore apparteneva alla famiglia Soderini il cui stemma si vedeva sulla volta, nell’arco, sulle pile dell’acqua Santa e all’ingresso; sulla sinistra c’era l’altare fatto costruire da Ugolino Martelli, vescovo nel 1520, seguito da quello degli Eschini in onore di Sant’Andrea ed appena scesi gli scalini, quello della compagnia dei Laudesi, ornato da una tavola di Jacopo del Sellaio. Dopo la porta laterale era situato l’altare dell’Annunziata, mentre sotto il coro delle Religiose quello della famiglia Tozzi o da Mosciano con il loro stemma. Accanto alla porta principale quelli della Madonna di Loreto, di San Michele e dei Buchetti: su quest’ultimo si trovava una tavola portata dalla chiesa di San Pietro in Gattolino, opera di Piero di Cosimo rappresentante la Vergine tra i Santi e due Angeli che la incoronano. Seguivano gli altari dei Comparini e della Pietà con terrecotte robbiane. Nel presbiterio, se ne trovavano altri due, uno del Crocifisso e l’altro della Vergine. Il pavimento era cosparso di sepolture: oltre a quelle delle Religiose e dei Preti anche dei Passerini, dei Soderini, dei Brancacci, dei Maugeri, dei Cresci e dei Puccini. Sulla facciata, nella lunetta sopra l’ingresso, c’era un affresco rappresentante la Madonna col Figlio tra San Frediano e Sant’Agostino».
Con la soppressione dei conventi e delle Compagnie Religiose ad opera di Leopoldo I Granduca di Toscana, la chiesa e il monastero furono sconsacrati e in seguito trasformati in abitazioni.

La nuova Chiesa, San Frediano in Cestello
Nel 1628 i monaci cistercensi concessero alle monache di Santa Maria degli Angioli che avevano residenza in Borgo San Frediano, il loro antico convento in Pinti in cambio della loro sede. Restaurarono il convento ed iniziarono così la costruzione della nuova chiesa incaricando l’architetto Silvani (prima il padre e poi il figlio). Il progetto iniziale prevedeva la facciata rivolta verso Borgo San Frediano, ma quando i lavori erano già stati iniziati e gettate le fondamenta della chiesa, i frati fecero interrompere la costruzione e distruggere tutto.
Il nuovo disegno fu fatto dal Signor Colonnello Giulio Cerruti che nel 1679 iniziò i lavori mettendo, su richiesta dei frati, l’ingresso principale in piazza dell’Uccello (oggi piazza Cestello): per far questo l’architetto romano dovette pareggiare il notevole dislivello che c’era fra la strada posteriore e la piazza.
Nel 1680 si pose la prima pietra nella fossa preparata per le fondamenta del primo pilastro della cupola dalla parte dell’Evangelio verso la Sacrestia. Nello stesso anno l’architetto Antonio Ferri progettò il tamburo della cupola; da notare che questi due architetti fusero in armonia misure romane e toscane: fu usato il palmo romano che è di m. 0,2234 e il braccio toscano m. 0,5836.
Inizialmente la chiesa fu dedicata a Santa Maria Maddalena in Cestello e a San Bernardo.
Nel 1783 il Granduca allontanò i frati cistercensi e il loro monastero divenne Seminario Vescovile e affidato al Vescovo; la chiesa divenne parrocchia e fu data ai preti della Prioria, mentre il Convento divenne Seminario; fu creata anche una canonica con l’acquisto di tre casette unite alla chiesa con un cavalcavia sul vicolo; uno di questi piccoli edifici doveva servire da stanza mortuaria.
Il 12 Febbraio 1785 il Vescovo Antonio Martini disponeva che la Chiesa «si dovrà chiamarla in avvenire San Frediano in Cestello».
La facciata è rivolta a nord e non è finita come d'altronde altre chiese fiorentine; prima della ristrutturazione del sacrato e della cancellata, eseguita nella seconda meta del 1900, vi erano poste molte lapidi funerarie; la cupola ed il campanile, rivolto ad est creano a chi la guarda una vista armoniosa con una grande quantità di ampie finestre che fanno supporre una bella luminosità.
L’interno è a croce latina, diviso in tre navate: una centrale e due laterali che sono formate ognuna da tre cappelle, ciascuna con una cupolina e  unite da un passaggio; navata e transetto hanno volte a botte e sulla crociera si leva la cupola.

da Wikipedia: interno dell'attuale chiesa di San Frediano in Cestello

Entrando in chiesa la prima cappella a sinistra è dedicata al martire Sant’Anastasio in cui ci lavorò Giovanni Ciabilli; la tela rappresenta il martirio avvenuto per soffocamento. La seconda è, invece, offerta al Battista dipinta da Antonio Franchi e si possono vedere, oltre al fonte battesimale collocato nel 1950, anche una tela di Giulio Perini raffigurante il Battesimo di Cristo del 1700: sulla cupola fanno corona a San Giovanni Adamo ed Eva, Sansone che abbraccia il tempio filisteo, San Giorgio e San Giuseppe con l’oleandro fiorito. Nelle lunette si possono ammirare la predicazione e la decapitazione del Battista. L’ultima è dedicata alla Madonna del Sorriso, anche se originariamente a San Bernardo di Chiaravalle, dipinta da Piero Dandini e rappresenta l’estasi del Santo davanti alla messa; nella cupola un concerto di arpa, trombe e violoncelli accompagnano la gloria del Santo nel momento che la Vergine gli offre la Grazia. La statua lignea della Madonna col Figlio è della seconda metà del XIV secolo; sotto l’altare hanno trovato dimora i resti di Monsignor Mario Gonnelli parroco di San Frediano dal 1933 fino al 1981, anno della sua morte.
Sulla destra troviamo altre tre cappelle. La prima è dedicata a Santa Maria Maddalena dei Pazzi dall’abate Lorenzo Citerni nel 1702: gli affreschi sono di Matteo Bonechi e la tela di Giovanni Sacrestani. La seguente è consacrata a San Frediano, un tempo della Croce; il Puglieschi dipinse dopo il 1700 gli affreschi e una tela andata perduta, mentre nel 1965 fu posta sull’altare la statua del Santo, opera in legno del principe Antonio Domenico Lancellotti. L’ultima è dedicata alla Madonna; il pittore fu Alessandro Gherardini, che nella cupola dipinse l’Assunzione e nelle lunette Maria al Tempio, lo Sposalizio e la tomba vuota.
Dal centro del transetto è possibile ammirare la cupola, opera di Antonio Domenico Gabbiani che terminò l’opera nel 1718 dopo sedici anni e rappresentante la gloria di Santa Maria Maddalena penitente, mentre gli affreschi dei pennacchi sono di Matteo Bonechi.
Sulla parete sinistra del transetto troviamo una tavola di Jacopo del Sellaio con il martirio di San Lorenzo, appartenuta alla vecchia chiesa.
Nel presbiterio ci sono l’altare maggiore in pietra dura databile all’inizio del XVIII secolo ed ai lati lo stemma dell’Ordine Cistercense (la mitra con sopra una C).
Ai lati dell’altare due portali conducono in un bellissimo coro in legno con al centro un leggio; sopra i portali i busti di Santa Maria Maddalena penitente e la Santa della famiglia Pazzi; sopra il quello di destra troviamo ancora uno stemma dell’Ordine.
Domina l’altare, un crocifisso in legno dipinto in bronzo quasi a grandezza naturale appartenuto all’antica chiesa di San Frediano che le monache si erano portate via dopo l’abbandono del convento, prima a Sant’Agata poi alla Calza e acquistato nel 1857 dal priore Cristofono Brenti che lo restaurò e lo donò alla chiesa e attribuito a Baccio da Montelupo.
In alto si può vedere il baldacchino bianco e dorato di forma ovale e con una cornice in mezzo alla quale appare la testa di un angelo e collocato il 20 luglio 1706 come si apprende dalla scritta sopra di esso: «FU-CHIAMATO-E-LO-TERMINO-CON SODISOZIONE:NE DI TUTTI UN-TAL-FNO: DI MO   ANTO  MAGNI-DI   XVIII  LUGLIO  DELL’ANNO SOPRAD 1706.
QUESTO BALDCNO LO FECE FARE IL R. P. D. BERNDO BARBIERI ABBTE DEL VEN MON  DI CESTELLO L’ANNO DI NOSTRA SALUTE 1706».
Sulla parte destra del transetto si può ammirare la tela di Francesco Cerrudi con la Madonna circondata da Angeli in coro, Serafini e in basso figure di Santi che la venerano.
Sul fondo della chiesa troviamo l’organo e la cantoria.
All’interno delle prime due cappelle troviamo due stanzine: in quella di sinistra c’è la statua di San Rocco con ai lati due porte, una per andare sull’organo e l’altra in un’altra piccola cappella; in quella di destra vediamo la statua di Santa Rita e due tele, raffiguranti una San Giuseppe con il bambino di Giuseppe Rossi del 1933, e l’altra il Sacro Cuore di Gesù sullo sfondo della Chiesa di San Frediano di E. Chaplin del 1956.
Prima di entrare in sacrestia troviamo sulla destra una lapide in cui viene ricordata la consacrazione della chiesa; all’interno, invece, sulla sinistra possiamo vedere la porta per andare sul campanile, sulla volta l’Assunzione della Madonna del Dandini e una copia della Madonna di Casa Congiani di Raffaello che si trova a Monaco di Baviera rappresentante una conversazione fra Maria, il Bambino Gesù, Sant’Elisabetta, San Giovannino e San Giuseppe con sopra alcuni angeli.

di Chiara ed Enzo Sacchetti

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